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Re Biscottino simbolo del Carnevale di Novara

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La maschera che racconta il fascino del Carnevale novarese…

Re Biscottino nacque nel 1872 e fu subito incoronato simbolo della città di Novara, ribattezzata poi con il nome di Biscottinopoli in onore dei nuovi biscotti, prodotti per la prima volta nel XVI secolo da alcune monache, che nel silenzio dei monasteri inventarono la ricetta di un dolce che avrebbe dato rinomanza al capoluogo.

Il dolce, chiamato semplicemente biscottino delle monache, era donato ad anziani e ammalati e quando, nell’ottocento, con l’arrivo di Napoleone, le suore, costrette a modificare le loro abitudini di vita e vissero presso le famiglie abbienti della città, diffusero le loro conoscenze culinarie.

Fu così che il biscotto iniziò a diffondersi e fu ben presto messo in commercio con un successo strepitoso.

Col passare del tempo, la città di Novara iniziò ad assaporare il benessere economico e, per onorare le nuove condizioni di vita, fu creata la maschera di Re Biscottino.

Nel 1885 fece il suo debutto, al fianco di Re Biscottino, la Regina Cunëta o Cunetta, il cui nome deriva dal latino cuniculum, ovvero canale.

La Cunetta era l’opera idraulica più importante realizzata in epoca moderna a Novara, per convogliare i rigagnoli di pioggia e incanalare le acque di scolo in un lavoro particolarmente lungo e complesso, terminato nel 1738 dai Savoia.

Grazie alla Cunetta l’aria della città divenne più salubre, diminuirono le epidemie e la qualità della vita ne beneficiò.

Così, se Re Biscottino nacque per rappresentare il benessere economico, la Regina Cunetta divenne presto il simbolo della salute.

Il primo a interpretare la figura di Re Biscottino fu, nel 1872, il signor Serazzi, seguito nel 1885 dall’abate don Luigi Prina, affiancato per la prima volta dalla Regina Cunetta, nel 1903 venne nominato Arturo Merati.

Dopo Merati vestirono i panni del re il marchese Giulio Tornielli, il pittore Rinaldo Lampugnani e il figlio Achille Lampugnani, chirurgo di fama mondiale.

​La maschera ha ripreso vita dopo la Seconda Guerra Mondiale e nel 1953 fu interpretata dal giornalista e attore Cesare Tamagni, poi nel 1955 da Eugenio Pistone, organizzatore di manifestazioni sportive, fino a Giulio Genocchio nel 1956, avvocato e notissimo poeta dialettale.

​Tra gli anni Sessanta e Settanta il Carnevale novarese perse importanza, per risollevarsi nel 1981 con la figura di Enrico Tacchini, che ha saputo riportare in auge le antiche tradizioni, coinvolgendo i novaresi.

​Dopo circa vent’anni, nel 2002, lo scettro passò a Sandro Berutti, affiancato da Giusy Sardo nei panni della Cüneta.

Nel 2017, a seguito di problemi di salute, prima della sua scomparsa, Berutti ha abdicato a favore di Renato Sardo, il suo più stretto collaboratore.

Paola Montonati

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Riccardo Reina

Per qualsiasi informazione scrivere a: redazione@gazzettanovarese.it

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