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LA SCUOLA NON E’ DAD

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Giovedì 14 Maggio 2020, circa un anno fa, ricevo questa mail:

“Francesco era assente alla videoconferenza di Arte, pertanto chiedo se trattasi di assenza giustificabile o meno”.

Cercai di capire cosa fosse successo.

Erano i primi tempi della DAD. Noi genitori si lavorava ed i ragazzi erano a casa da soli a cercare di seguire le lezioni in DAD, con i propri mezzi e le poche conoscenze informatiche a loro disposizione.

Non ho mai saputo se il prof abbia ritenuto assenza giustificabile o quanto meno credibile, quello che gli scrissi: Mio figlio ha impostato il cellulare su modalità non vedente e quindi aveva tutti i comandi manuali inutilizzabili ma era quello che era accaduto e mi fu chiaro: quel giorno che non eravamo pronti, né noi genitori né loro ragazzi e tanto meno i professori a tutto quello che stava accadendo.

Ad un anno di distanza, siamo ancora in DAD. Pronti non lo siamo ancora, ma c’è di nuovo che abbiamo capito che la DAD non è scuola. In queste poche righe, non voglio scrivere delle conseguenze nefaste della mancanza della scuola per i giovani. Di quelle parlano e parleranno educatori, psicologi, psichiatri e persone molto più esperte di me che da tempo ci stanno mettendo in guardia dai danni enormi che la DAD sta provocando ai ragazzi.

Io voglio parlare di cosa è e deve essere la scuola.

In realtà cosa sia e cosa debba essere, lo sappiamo da migliaia di anni, Da Socrate e forse anche da prima. Socrate ci ha insegnato che il maestro, l’insegnante, non è semplicemente colui che trasferisce nozioni da se stesso ad un altro.

Il maestro è colui che è in grado di sviluppare le capacità interiori dei suoi allievi, che è in grado di favorirne lo sviluppo intellettuale non solo tramite il passaggio di conoscenze ma anche e soprattutto tramite l’insegnamento della capacità di critica, di introspezione e di “ispezione” della società che ci circonda. Il maestro e con lui la scuola, consegna ai giovani, agli allievi, le chiavi per capire il mondo che li circonda. Tutto questo con la DAD viene a mancare. Non è difficile capirne le ragioni.

Lo sviluppo della persona è legato alle interazioni con l’ambiente; l’apprendimento è legato al contesto. E il contesto non può che essere la scuola, non di certo la cameretta di casa.

La scuola non è l’aula dove avvengono le lezioni, né l’edificio che racchiude le aule. La scuola è l’insieme di relazioni tra lo studente e l’insegnante, tra compagni di classe, è discussione, confronto, riflessione. E’ un percorso fatto di sorrisi, voci, intese, conflitti e anche turbamento. E’ il rimprovero del prof o la sua approvazione, è il votaccio per l’interrogazione andata male, sono i compagni che ti aiutano, i dialoghi, i ragionamenti.

E’ il secchione che passa i compiti, è entrare in classe imitando la camminata e il saluto del professore, è venire sbattuti fuori e gironzolare tra i corridoi parlando con i bidelli, è la discussione in classe sugli avvenimenti del giorno, è comprendere come comportarsi, come relazionarsi, come farsi capire dai compagni e dai professori. La scuola è fatta di corpi, di profumi, di suoni, di voci, parole e sguardi. Se togliamo tutto questo rimane quasi nulla e molto poco può essere trasmesso.

La scuola è vita e non può essere uno schermo. Non può essere DAD.

Alessandra Orrico

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