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L’intollerabile scusa per non mandarci a votare

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di Gian Roberto D’Ulisse

Solitamente la figura del Capo dello Stato è vista come superpartes, rappresentante di tutte le compagini politiche della nazione. Non in Italia, dove Sergio Mattarella ha dimostrato d’essere l’ennesima espressione della sinistra. Ed è proprio per proteggere i suoi incapaci ed inconcludenti compagni, che ha deciso di raschiare il fondo del barile con disperati tentativi di rimettere in piedi una maggioranza sconquassata, deleteria, incapace e distruttiva.

Falliti miseramente tutti i tentativi, nel dichiarare che al Paese serve un “governo di alto profilo con un ampio sostegno parlamentare”, mentre volutamente ignora le voci di cambiamento che la maggioranza del Paese chiede, visto che il Pd ha mal di pancia e il M5s ha già annunciato che non accorderà la fiducia ad altri che non sia Conte, pur avendo in modo palese la dimostrazione che gli attuali politici al governo sono incapaci di affrontare le fasi più critiche che il Paese sta subendo, dopo essersi arrampicato sugli specchi quirinalizi, il signore del Colle ha usato il Covid, per giustificare il rifiuto di portare i cittadini alle urne, facendo fessi gli italiani ed offendendo la pur minima nostra intelligenza.

Questo pertanto, giustificherebbe a suo avviso, l’affido della guida ad una personalità autorevole e stimata come Mario Draghi, pur consapevole che non è un tentativo privo di rischi, a fronte di voci del Mo Vi Mento che da subito ha dichiarato avversione a tale nomina. A sostegno di tale clamorosa quanto falsa teoria, il Capo dello Stato ha dichiarato che in altri Paesi in cui si è votato, si è verificato “un grave aumento dei contagi”.

In realtà non esiste alcuna prova del fatto che andando a votare, il virus abbia ripreso la sua corsa; basta guardare le curve epidemiologiche dei Paesi in cui si è votato di recente: la Polonia, negli Usa dove circa 15 giorni dopo il voto i casi erano lievemente calati, in Portogallo dove si è votato il 24 gennaio, ma la situazione Covid era già grave.

Una considerazione di principio: quelli che pomposamente celebrano i sacrifici dei nostri nonni per donarci la libertà e la democrazia, ora nel nome di libertà e democrazia, si arrendono al rischio non provato di contrarre una malattia? Una malattia che nel nostro Paese, ha il 3,5% di mortalità con un’età media superiore a 81 anni? (dati ISTAT)

Dopo aver visto l’ammassarsi dei parlamentari negli emicicli senza conseguenze (il covid non ha fatto vittime), è così pericoloso recarsi ai seggi con la mascherina, con termoscanner agli ingressi contingentanti e magari con votazioni sparse su più giorni? Se accettassimo passivamente le teorie di Mattarella, faremmo meglio a dichiarare fallimento: significherebbe (e direi che ne abbiamo avuto la certezza in questi mesi) che il nostro Paese è totalmente incapace di organizzare qualunque situazione di convivenza o nell’affrontare il virus. Una resa della democrazia al Covid sarebbe un fatto terribilmente grave, da non poter essere liquidato dai giri di parole dei quirinalisti di Mattarella.

Possiamo accettare che il presidente della Repubblica, che “dovrebbe rappresentare l’unità nazionale”, si aggrappi all’epidemia e terrorizzi gli italiani, come fatto ed abusato dal governicchio Conte, per giustificare il suo rifiuto di mandarci democraticamente al voto? E soprattutto, per nascondere la sua/loro ostilità ad elezioni che probabilmente sarebbero vinte dalla destra?

Giudico personalmente non molto corretto il comportamento del Presidente Mattarella; come può pensare che un nuovo governo pur costituito da tecnici possa sottoporsi al giudizio degli incapaci e irresponsabili che siedono nelle nostre Camere? Non credo che risolva il problema affidandosi ad un uomo di comprovata esperienza e capacità come Mario Draghi: con quale squadra guiderebbe il nostro Paese? Il Presidente Mattarella a mio avviso, ha solo dimostrato in modo ineccepibile di essere di sinistra, difendendo il non difendibile e ribadendosi pronto a tutto per di negarci un voto che cambierebbe tantissimo la nazione.

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